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CHIEDETE SCUSA (E NON ALLA MAFIA)


Un mestiere perduto: il peracottaro

CHIEDETE SCUSA (E NON ALLA MAFIA)
"Su Brindisi ho sentito tante sciocchezze, la mafia locale, terrorismo brigatista, Cosa Nostra...". Antonio Manganelli, capo della polizia.  
Come volevasi dimostrare, la mafia non c'entrava un emerito cazzo con l'oscena devastazione di Brindisi dovuta ad un infame vigliacco, per giunta coperto dalla famiglia (legatelo a una bombola di gas e date l'innesco). Certo, in un Paese che ha perduto qualsiasi senso di realtà e di dignità, tutto può succedere. Ma un attentato così rozzo, quasi immaturo, costato la vita ad una adolescente, la menomazione ad una coetanea e l'ospedale ad altre 4 compagne, poteva facilmente indurre a dubitare della pista mafiosa; forse non ad escluderla immediatamente, ma almeno a restare scettici, per puro buon senso, usando un minimo di prudenza in mancanza di qualsiasi elemento concreto. Invece si sono precipitati tutti a sposare il loro carnefice preferito, in una delirante bagarre autoreferenziale con spericolata sicumera. Troppi esibizionisti, narcisetti, non richiesti salvatori della patria si son concessi licenza di allarmismo parolaio, della serie: ma i Servizi vi mandano soli? Cosa particolarmente triste, tutti tendevano a tirar l'acqua al proprio mulino, o almeno contro quello altrui. A conferma che in Italia perfino un gesto incredibile come mettere tre bombole davanti a una scuola si tinge di ideologia, di miopia quando non di opportunismo elettorale. 
Naturalmente, data la figuraccia, tutti questi allarmisti mafiosi un tanto al chilo non potranno rassegnarsi e saranno costretti ad insistere, inventandosi chissà quali allucinazioni pur di salvare le loro facce da santoni, da martiri, da esaltati. Rilanceranno, poco ma sicuro.
Di seguito, un mirabile florilegio di pensieri sottili partoriti da teste fine, concordi nel vedere la mafia, con tutti gli annessi e sconnessi del caso, là dove c'era “solo” un teppista di quasi 70 anni, un irresponsabile vermiciattolo che ha agito per il più abietto dei motivi: una vendetta personale, per quanto malata (naturalmente si pentirà, anzi si è già pentito, non voleva far niente di male, nessuno tocchi il nonnino).
A futuro oblio, più che memoria, perché tanto domani mattina nessuno si ricorderà più delle parole avventate, retoriche o semplicemente stupide di tanti sopravvalutati padreterni (e se qualcuno vuole, quereli pure: che il re è sciocco, ogni tanto bisogna pur dirlo); potenti, eminenti, nel sociale, nella chiesa, nella politica, nel sindacato, nell'informazione, nell'educazione, nella magistratura. Spocchiosi, sussiegosi, convinti di avere in tasca le fiaccole della saggezza, del coraggio, della verità, mentre invece tenevano un pugno di zolfanelli bagnati. Complimenti, vivissimi complimenti: a dare retta a questa gente, il colpevole di una mancata strage e comunque dell'omicidio di una sedicenne e della gravissima infermità di una coetanea, non sarebbe mai stato trovato. E alcuni fanno pure gli inquirenti, ed altri i cosiddetti giornalisti d'inchiesta. Che chiedano scusa e si tolgano dalle palle, almeno per un po', è escluso: avevano torto, avranno ragione.

Don Ciotti, megaprete dai capelli unti: “La mafia teme la scuola perché è il futuro”.
Il Fatto, bollettino degli spostati che pensano di leggere un giornale di fatti anziché di strafatti: “Tra le vittime dell'attentato le figlie di un collaboratore di Libera; [i mandanti sono] i membri di quella Cupola Nera composta da massoneria, politica corrotta, pezzi deviati dei servizi segreti e finanza speculativa [che non vogliono il] cambiamento che in Italia si sta manifestando attraverso i giovani e la Rete”. 
Caselli, giudice pensoso con la mano sulla bocca e il ciuffo candido: “Rischio di poteri occulti o deviati”
Grillo, arruffapopoli allucinato: "Cui prodest questo attentato? Alla criminalità brindisina il cui territorio sarà controllato da tutti corpi di polizia per mesi? Alla mafia siciliana che si vendica così della commemorazione della morte di falcone? Cui prodest la morte di una ragazza che andava a scuola? Gli italiani lo pensano e io lo dico: da tempo ci si aspettava una bomba come questa, era nell'aria elettrica come prima di un temporale. Questa bomba ricorre in un periodo storico molto simile a quello del '92/'93. Furono le bombe di milano e di firenze allora a precipitarci in un ventennio infame di cui stiamo pagando le conseguenze e a impedire ogni cambiamento”.
Saviano, sotto la scorta niente: “Sono i nipotini di Riina".
Ingroia, pm delle cause perse, aspirante De Magistris, compagno di picnic con Traraglio: “Ci ho pensato subito [alle stragi mafiose del 1992-93]. Siamo in una fase di passaggio politico e istituzionale molto delicato, con la formazione di nuovi partiti politici, di nuove maggioranze e coalizioni. Siccome, come sappiamo, la mafia non riesce a fare a meno di rapporti con la politica, come dire, si mette sul mercato.
Cancellieri, minestrona dell'Interno: “Un attentato anomalo”.
Monti, Tassametro: “Atto-di-indicibile-crudeltà".
Napolitano, salice piangente: “Il Paese è di fronte a un nuovo attacco eversivo. Vigilare contro ogni atto eversivo. Significativa la forte reazione del Paese".
Alfano, galoppino di Berlusconi: ''A vent'anni dalla strage a Falcone vile colpo allo Stato''.
Cgil, Cisl e Uil, triplice casta: “Esprimiamo lo sdegno di tutti i lavoratori".
Susanna Camusso, pupazzetta della Fiom: “Difficile non pensare a un atto della criminalità organizzata, magari con collegamenti con l’eversione, mentre ci sono le elezioni, c’è la carovana della legalità in città, alla vigilia del ventesimo anniversario della strage di Capaci e del funerale di Stato di Placido Rizzotto, il sindacalista ucciso dalla mafia. Ci sono poteri violenti, interessi nascosti che vogliono occupare lo spazio della politica con l’arroganza, le armi e la violenza. È un progetto che non casualmente emerge in un paese in grave difficoltà economica, con la classe politica divisa e indebolita”.
Professori/esse assortiti: “La scuola è scomoda, i giovani sono il futuro, ecco quello che succede a non capire che la scuola e i giovani fanno paura alla mafia”.
I ggiovani in corteo, di professione bimbiminkia: “Pa-ce! Pa-ce! No-alla-violenza! No-alla-violenza! No-alla-mafia! No-alla-mafia! (rullo di tamburi).
Vendola, fuffa che cammina: “La società civile si mobiliti, per reagire col fragore dell'amore alla guerra contro il cambiamento”.
Castelli, ex qualcosa, leghista: “Da quando non c'è la Lega la criminalità organizzata ha rialzato la testa”.
Di Pietro, ex pubblico ministero: “Nodelitadevalò dice: è clima di guerra civile e strategia tensione”.
Veltroni, ex tutto, neo senza niente intorno: “La mafia agisce anche per conto terzi”.
Andrea Riccardi, ministro della cooperazione con se stesso, professionista dell'esibizionismo: “Voi giovani di Brindisi siete gioielli, diamanti, siete il futuro, siete la speranza, siete la legalità”.
Kollettivo Macao, plancton di occupatori: “La cultura è il migliore presidio contro ogni tipo di violenza, solidarietà agli studenti di Brindisi”.
I giovani di Brindisi, sciacalletti in vetrina: “No alla mafia: adesso ammazzateci tutti”.
Una giovane di Brindisi alla ricorrenza di piazza della Loggia: "Sono contenta di essere qui".

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